Tradurre l’immagine
Collaboro con Galleria il Ponte, Firenze di Andrea Alibrandi da quasi vent’anni. In questo periodo, ho conosciuto vari artisti dell’arte contemporanea – Mauro Staccioli, Jan Fabre, Renato Ranaldi, Carol Rama, per citarne solo qualcuno – da dentro, si potrebbe dire. Perché solo guardare l’immagine può anche lasciare perplessi, bisogna sapere il pensiero che c’è dietro. E, quando traduci, in quel pensiero ci entri proprio dentro. Leggete i cataloghi delle mostre qui.
Più recentemente ho iniziato a collaborare con la realtà modenese FMAV e il suo Museo della Figurina, scoprendo un mondo a me prima sconosciuto. La preparazione per la traduzione delle schede della mostra permanente mi ha dato la scusa di visitare il museo, il distretto culturale e la città di Modena. Cresciuta in Inghilterra con il cricket, la mostra del museo “Non ci prendono più. 40 anni dal Mundial ‘82” è stata una full immersion nel mondo del calcio italiano.
Altre esperienze traduttive mi hanno portato a conoscere più da vicino il mondo del cinema italiano. In visita al Museo Nazionale del Cinema a Torino, ero orgogliosa di vedere il mio nome come traduttrice nei numeri della storica rivista Bianco e Nero del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Continuo tuttora a collaborare con l’allora direttrice della rivista Mariapia Comand, professoressa nell’area di cinema, televisione, fotografia e nuovi media, e altri suoi colleghi dell’Università di Udine.
Tradurre è come costruire un ponte fra diversi mondi. Sempre nell’ambito del moving image, grazie alla mia collaborazione con la professoressa Grazia Tucci del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale all’università di Firenze, ho avuto l’onore di tradurre il testo del video sulla creazione del digital twin di David di Michelangelo per l’Expo di Dubai e così dare il mio piccolo contributo al ponte della bellezza che unisce i popoli.